Terremoto in Turchia e Siria

11.02.2023

Il terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria è uno dei più forti dell'ultimo secolo, e con oltre 21.000 vittime ha superato persino la tragedia di Fukushima. I fattori che hanno portato a questo risultato sono molti, e non possono essere individuati con precisione mentre si cercano ancora i sopravvissuti tra le macerie. Tra la magnitudo di 7.8 della scala Richter e la forte concentrazione di abitanti nella zona, passando per il ritardo dei soccorsi, le contingenze sono tra le peggiori che si potessero trovare.

La Turchia è sempre stata una zona molto sismica: tra i terremoti più recenti ricordiamo quello di gennaio 2020, che ha provocato scosse anche in Siria, Georgia e Armenia, i due terremoti del 2010 e 2011 nella zona est e quello dell'agosto del 1999, con epicentro a Izmit, una città dell'ovest. Andando anche molto più indietro nella storia, scopriamo che si concentrano lungo due faglie, quella est anatolica, che va da nord-est a sud-ovest arrivando oltre il golfo di Alessandretta, e quella nord anatolica, che parte dal mare di Marmara e procede verso est. In ogni caso erano più di mille anni che non si verificavano dei terremoti così dannosi. "La faglia est anatolica - spiega Massimiliano Stucchi, direttore emerito della sezione INGV di Milano che da anni sta studiando i terremoti di questa zona - a un certo punto si piega e diventa parallela e molto vicina a un'altra faglia importante che si chiama faglia del Mar Morto, che sale attraverso Israele e arriva al confine con la Turchia. Queste due faglie storicamente hanno sempre dato terremoti molto importanti. La faglia del Mar Morto ha creato problemi in epoca medievale, e lo sappiamo dalle fonti relative alle Crociate, mentre poi è stata meno distruttiva. La faglia est anatolica invece continua a causare terremoti forti".

Si stima che siano almeno 2.800 gli edifici distrutti dalla prima scossa di questa mattina. Le autorità hanno chiuso le scuole di 10 città e province per almeno una settimana, mentre sono chiusi o parzialmente chiusi gli aeroporti delle città colpite.

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